Maugham William Somerset - Racconti orientali by Maugham WIlliam Somerset

Maugham William Somerset - Racconti orientali by Maugham WIlliam Somerset

autore:Maugham WIlliam Somerset [Maugham William Somerset]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
pubblicato: 2013-04-17T22:00:00+00:00


L'avamposto

Il nuovo assistente arrivò di pomeriggio. Quando gli dissero che il praho era stato avvistato, il ministro residente, Mr Warburton, si infilò il casco coloniale e scese al pontile. Al suo passaggio gli otto soldatini daiacchi della guardia scattarono sull'attenti. Lui notò con soddisfazione che il loro portamento era marziale, le uniformi pulite e ordinate, i fucili luccicanti. Gli facevano onore. Dal pontile osservò l'ansa del fiume dalla quale a momenti sarebbe spuntata l'imbarcazione. Pantaloni di tela immacolati, scarpe bianche: era impeccabile. Sottobraccio teneva un bastone di malacca dal pomello d'oro, regalatogli dal sultano di Perak. Attendeva il nuovo venuto con sentimenti contrastanti. Nel distretto c'era troppo lavoro per un uomo solo, e durante i suoi regolari viaggi nei territori di sua giurisdizione era inopportuno lasciare il posto nelle mani di un impiegato indigeno, ma era passato tanto tempo dall'ultima volta che aveva visto un altro bianco che non poteva non provare una certa apprensione. Si era abituato alla solitudine. Durante la guerra non aveva visto una sola faccia inglese in tre anni. Una volta aveva ricevuto l'ordine di ospitare un ufficiale forestale e si era apprestato per la sua permanenza; ma poi, preso dal panico, aveva lasciato un biglietto in cui diceva che aveva dovuto risalire il fiume per un incarico e se l'era filata prima che l'ufficiale arrivasse; aveva fatto ritorno solo quando un messaggero l'aveva informato della sua partenza.

Poi il praho apparve navigando sottovento. L'equipaggio era composto di prigionieri, daiacchi condannati a varie pene, e sul pontile un paio di agenti li aspettava per riportarli in carcere. Erano uomini robusti, abituati al fiume, e remavano con colpi possenti. Quando la barca accostò, un uomo uscì da sotto la tettoia di palme e saltò a riva. La guardia si mise sull'attenti.

«Oh, per Dio, eccoci qui finalmente. Diavoli, sono tutto un crampo. Le ho portato la sua posta».

Parlava con piglio gioviale. Mr Warburton gli tese educatamente la mano.

«Mr Cooper, immagino».

«Perché, aspetta altre visite?».

La domanda era faceta, ma il ministro residente non sorrise.

«Mi chiamo Warburton. Le mostro l'alloggio. Del suo equipaggiamento si occuperanno loro».

Gli fece strada su un sentierino; varcarono un recinto ed entrarono in un piccolo bungalow.

«Ho disposto perché lo rendessero il più abitabile possibile, ma ormai è da parecchi anni che non ci vive nessuno».

Era una palafitta composta di un lungo salotto che dava su un'ampia veranda, e di due stanze da letto sul retro, ai lati di un disimpegno.

«Mi andrà benissimo» disse Cooper.

«Vorrà farsi un bagno e cambiarsi d'abito. Sarei molto lieto se cenasse con me questa sera. Le andrebbe bene alle otto?».

«Se va bene a lei…».

Il ministro residente sorrise in modo cortese, seppure un po' perplesso, e si ritirò. Ritornò al forte, dove alloggiava. Alien Cooper non gli aveva fatto un'impressione molto favorevole, ma lui era un uomo equanime, e sapeva che era ingiusto farsi un'opinione al primo colpo d'occhio. Cooper era sulla trentina, un tipo alto e sottile con il viso scavato, senza il minimo accenno di colore. Un viso di un'unica tonalità. Aveva un grande naso aquilino e gli occhi bruni.



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